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Estate, tante canzoni dedicate al periodo più atteso della stagione.

A quello che in questo anno terribile non sapremo neanche come sarà e se ci sarà.

Il periodo che da bambini, ragazzi e da uomini o da ragazze,donne e mamme, attendiamo sempre con il solito batticuore. La libertà la voglia di andare, di prendere il sole o scoprire paesaggi mozzafiato in montagna.

Se ci voltiamo indietro a riavvolgere il nastro della nostra vita troveremo quelle attese, quella semplicità e quell’avventura. E chissà quanti incontri. E quante città vuote.

Si, perchè un tempo si partiva finita la scuola e si tornava quando ricominciava. Le città erano deserte, neanche la quarantena di oggi è stata così. Per trovare latte o pane si dovevano fare chilometri.

Per anni da ragazzino il viaggio della vacanza era di pochi minuti, Ostia con mia nonna Celeste, che mi portava al mare. I miei genitori avevano un negozio in Via Delle Baleniere. Negozio da bambini. Enorme e loro lavoravano e non potevano seguirmi.

Ricordo Il pranzo preparato al mattino e poi in spiaggia. Appena finito di mangiare sotto l’ombrellone scattavano le 3 ore più lunghe di sempre. Neanche una caviglia ci si poteva bagnare. Criticavo tantissimo la sua rigidità, che poi però ho applicato io con mia figlia.

Perchè la vita è una ruota, e da prospettive diverse tutto torna.

Nel tempo sono arrivate anche le vacanze con gli amici. C’era il falò sulla spiaggia a quel tempo. Erano estati piene di incontri. Quelli che sembrano per sempre e poi svaniscono alla prima curva di autostrada. Mi son sempre chiesto il perchè. Eppure anche la canzone “Un’estate fa” descrive benissimo tutto questo.

L’autostrada e la e ci separerà”  Risentire quelle persone con le quali avevi condiviso tanto, a volte tutto, ad ottobre e scoprire di essere estranei. Incredibile.

Quanta vita e tempo sono passati. Eppure l’estate (anche se in maniera diversa) porta magia e sorrisi, ma per tanti anche solitudini. E’ cambiato tanto. Basti pensare alle file che facevamo per dire a casa che stavamo bene. Tutti li, nell’unica cabina telefonica del lungomare, gettoni in mano e appena parlavi un po’ di più qualcuno bussava e diceva: ora basta!

L’autostrada è là ma prima di andare c’era il rito delle cartoline. Oggi non esistono più. Si fa prima a mandare un wapp.
Io le compravo l’ultimo giorno. E alla sera che precedeva la partenza le imbucavo.
Arrivavo a casa prima io. Ma poi arrivavano anche loro dopo una settimana. E anche quello era un momento bello.

Oggi abbiamo tutto e subito invece.  Però l’attesa è rimasta.
Tutti pronti per una nuova estate, se quest’anno ci sarà.

Fabio Martini

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