Ho deciso di andare a fare una piccola passeggiata vicino a casa.
Dal piccolo colle dove vivo sono sceso nel quartiere Testaccio. Lo faccio spesso li c’è la banca, la farmacia e tutto ciò che serve per la quotidianità. C’è anche Favino ma questo è altro discorso.
Qualche goccia di pioggia, I coriandoli per terra di un carnevale strano che si avvicina. In giorni così dove hai la barba lunga, si notano cose che nella frenesia della quotidianità non noti.
In questa strana calma in questo angolino della piazza mi son ricordato che qui c’era un mercato coperto. Non esisteva la fontana, nulla è come vedete neanche i miei capelli ora bianchi. Qui c’erano solo banchi di frutta, pesce, carne, scarpe e tanto altro. Ci venivano da tutta Roma a fare la spesa. Oggi al suolo arriva l’acqua della pioggia un tempo no.
Piazza Testaccio è bella così ovviamente. Ma ho ricordato tutte le volte che da ragazzino accompagnavo mia mamma. Mi diceva accompagnami a fare la spesa e tu porti il carrello.
Quanto mi divertivo.
L’abilità in poco tempo di comprare tutto il necessario, e quel sapore familiare del macellaio e qualche omaggio per il bimbo. La spesa si faceva ieri e la si fa oggi. Ma quell’atmosfera non c’è più. E’ difficile spiegare quello che ho provato. Ma di colpo mi son ricordato le voci con “signò è arrivata la carne bona, la vole? per la creatura?” Frase virgolettata perché in romanesco.
Con la pioggia o con il sole il carrello carico affrontava poi la salita che riportava a casa e durante il tragitto commentavamo gli acquisti e i modi di fare confidenziali e genuini di quelle generazioni che oggi non lavorano più, o che non ci sono più. 4
Ma guardando questa piazza mi son ricordato anche che qualche anno dopo in uno dei palazzi c’era una antenna di una radio.
Come la mia dell’inizio.
Rigorosamente di quartiere.
Arrivava fino a casa mia e ricordo che tra le trasmissioni c’era quella della domenica dove pranzavano insieme i conduttori a microfoni aperti, l’ho sempre trovata un’idea carina tra parole e rumori di piatti e forchette.
Ora scusate ma vado a prepararmi. Le sfide pop e rock e la strana nostalgia insieme al resto mi stanno aspettando. I ricordi, sono le nostre radici. Non bisogna mai accantonarli.
Se siamo quelli che siamo, lo dobbiamo a loro.
Fabio Martini
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