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Una giornata Uggiosa, quattordicesimo progetto discografico di Lucio Battisti, compie quarant’anni. Un album crocevia per l’artista che vede la fine del sodalizio con il paroliere Mogol.

La loro è stata una collaborazione che ha creato successi musicali popolari in Italia in un mix perfetto di qualità e leggerezza, pescando elementi di rock, punte di progressive, rhythm and blues fino alla raffinata disco-music degli ultimi dischi.

In questo album del 1980, al timone di comando troviamo sempre il produttore e arrangiatore Geoff Westley del precedente Una donna per amico. Registrato alla Town House di Londra, il disco rimase al primo posto in classifica per nove settimane consecutive e risulta il quinto album più venduto in Italia nel 1980. Un album spesso bistrattato dai fans, dove invece Battisti sperimenta un primo approccio con l’elettronica che sarà sviluppato nei suoi lavori successivi.

Ma veniamo alle canzoni di questo disco:

Si parte con Il monolocale, qui viene fuori la tendenza di Mogol a tradurre in canzoni situazioni della vita comune, ma in realtà, il testo non è memorabile nel descrivere la ricerca di un appartamento e di uno zio che non lo vende (!). Musicalmente ci sono accenni di chitarra rock, insieme al falsetto, marchio di fabbrica consolidato del Battisti classico.

Arrivederci a questa sera: la canzone è ritmata quanto basta e il lungo finale musicale è divertente e ben elaborato. Battisti gioca con le note alte e la buona idea della sezione fiati a fare da sfondo. Da sottolineare il bell’assolo di Mel Collins, sassofonista nientemeno che dei King Crimson.

Molto curiosa la canzone Gelosa cara: parte lenta, senza musica e sfocia in un ritornello altisonante quanto clamoroso. Il brano e’ caratterizzato da un genere  disco-rock con sonorità che ricordano lo stile di Santana alle quali si aggiungono tastiere e cori raffinati.

Orgoglio e dignità vede un utilizzo massiccio di tastiere elettroniche; Una vita viva invece è una ballata che riprende un po’ lo stile del passato con un testo sulle responsabilità genitoriali e il falsetto forse un po’ troppo forzato.

Amore mio di provincia è la riscoperta di un amore più naturale e genuino. Anche qui uso massiccio di tastiere con sonorità disco.

Questo amore si avvale di un ritornello quasi popolare e anche in questo brano c’è un uso smodato di sintetizzatori.

Si arriva al brano Perchè non sei una mela costruita su un riff di basso quasi fusion con chitarra in levare e un’interessante uso della sezioni fiati nell’inciso. Una sorta di esercizio di stile che però arriva fino ai due brani-capolavoro del disco.

Inizio con tanto di effetto tuono, fulmini e saette eccoci a Una giornata uggiosa con una chitarra acustica in primo piano fino al celebre riff di tastiere. Il testo gioca su un rapporto ormai senza più entusiasmi, grigio, appunto, come una giornata uggiosa e una vita non spesa. Il terzinato della chitarra evidenzia ancora di più il senso di malinconia che trasmette la canzone. La fuga dalla Brianza velenosa come recupero di realtà ormai perdute e,forse, un sentimento di ricerca di altri lidi musicali,da parte d iBattisti, che daranno vita alla scissione artistica quasi conclamata con Mogol.

Con il Nastro Rosa: la canzone conclusiva mette quasi i brividi,non solo perchè chiude il disco in maniera più che dignitosa, ma perchè è il canto del cigno della collaborazione fra Battisti e Mogol di cui abbiamo parlato. Chissà che sarà di noi è una frase diventata di uso comune specie nelle relazioni interrotte e nella scoperta di un futuro prossimo. E la canzone funziona proprio nel trasmettere,malinconicamente, quel senso di spaesamento e di paura per quello che verrà dopo.

Una Giornata Uggiosa”: non un capolavoro, certo, ma un disco importante per la musica italiana che contiene diversi brani fondamentali ed è quindi da rivalutare!

Paolo Famiglietti

 

 

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