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Ciao a tutti, amici di “RTR 99 – Canzoni e Parole Fuori dal Coro”.

Questa volta l’omaggio agli spettacoli tv estivi riguarda un programma della domenica sera del Secondo Canale, che parte alla fine di luglio del 1966: “Aria condizionata”.

L’idea iniziale è quella di tradurre in termini di spettacolo l’incidenza della musica leggera nella vita quotidiana degli italiani. Ad avere l’illuminazione è la  fervida mente del regista Enzo Trapani, sviluppata assieme dagli autori,Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo. Dopo le prime riunioni tenute a casa dello stesso Trapani nascono le prime discussioni, divenute poi insanabili, che portano quest’ultimo a lasciare il programma per ragioni di salute (il classico degli abbandoni diplomatici). Allora la direzione dello spettacolo viene affidata a Stefano De Stefani.

L’organizzazione è curata da Sergio Bernardini, il celebre organizzatore, “patron” della “Bussola” di Marina di Pietrasanta, forse il più importante ritrovo musicale d’Italia di quegli anni.

L’originalità e l’anti-convenzionalità sono alla base di questa trasmissione. Lo stesso Costanzo, la definisce “un’inchiesta fantasiosa fatta di documenti autentici e di ipotesi, di casi veri e di cronaca immaginaria: fatta, soprattutto di canzoni”.

Lo show non si avvale della presenza di un conduttore fisso, difatti, in ogni puntata, uno o due attori svolgono il ruolo di “accompagnatori”. Un’altra particolarità si segnala per la presenza di interpreti musicali anti-commerciali, “poco sfruttati” o totalmente esordienti.

La prima puntata (10 luglio 1966) viene condotta da Alida Chelli e Lello Bersani ed è dedicata ai cantanti “occasionali”, ossia ad un gruppo di attori che civettano col mondo della musica leggera. Tra i partecipanti: Franco Volpi (“Mai, mai, mai, Valentina”, lanciata a Sanremo 1966 da Giorgio Gaber e Pat Boone), i Gufi (“Io vado in banca”), Edmonda Aldini (“Amore mio”), Tino Carraro (“Ma mì”, cavallo di battaglia di Ornella Vanoni), Valeria Fabrizi (“Chi ti stringerà”), Giuliana Lojodice (con la celebre “Paris Canaille”), Georgia Moll (“Chiudo gli occhi”), Paola Pitagora (“La camomilla”), Anna Proclemer (“Un giorno come gli altri”), un semi-debuttante Gigi Proietti (“La quiete dopo l’ingorgo”) e la lanciatissima Catherine Spaak (“Vent’anni o poco più”). La stessa Alida Chelli interpreta il famoso motivo “Sinnò me moro”, da lei lanciato nel 1960 per la colonna sonora del film “Un maledetto imbroglio” di Pietro Germi.

Nella seconda puntata (17 luglio 1966), presentata da Tino Buazzelli, spazio agli interpreti “non inseriti” e alla canzone che si colloca all’opposizione delle mode nella musica leggera- Tra gli intervenuti: Daisy Lumini (“Lo spazzolino”), Bruno Lauzi (“Ti ruberò”), Enzo Jannacci (“Faceva il palo”), Luigi Tenco (“Se sapessi come fai”), i Gufi (che portano in scena un saggio di umorismo macabro con “Quando sarò morto”), Giorgio Gaber (“Trani a gogò” e “Mai, mai, mai, Valentina”), Laura Betti (“Io son una”) e poi ancora: Franco Bisazza, Vittoria Dal Verme, Duilio Del Prete, Magda Mercatali, Silvia Monelli, Franco Nebbia, Franco Sabani e Antonio Salines.

La terza puntata (24 luglio 1966) ha per tema “le canzoni d’amore”. I due “anti-presentatori” sono Scilla Gabel e Umberto Orsini, i quali entrano in scena, in un bosco di alberi di cartone, sulle note della celebre “Moonlight Serenade” di Glenn Miller. Il primo cantante è Pino Donaggio con la sua “Una casa in cima al mondo” (lanciata al Festival di Sanremo 1966). Per introdurre il discorso sulla “dichiarazione d’amore al balcone”, Orsini e la Gabel si ispirano alle Scuole di recitazione americane, ai metodi teatrali, lievemente enfatici. A seguire, Arnoldo Foà interpreta un brano tratto dal “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand, (la dichiarazione d’amore a Rossana). L’eroina “sentimental-musicale” del presente (di quel 1966) è Ornella Vanoni con Finalmente libera” (cover di “Non c’est rien”, riportata al successo in quel periodo, negli Stati Uniti da Barbra Streisand). Segue una divertente parodia dei “fotoromanzi” ad opera della Gabel e di Orsini (i due attori, per concentrasi meglio ed “entrare” nei personaggi, intonano famosi motivi come “Il cielo in una stanza” e “All The Way“). L’ambientazione successiva è un locale da ballo parigino (stile “St. Germain”). Orsini e la Gabel, in perfetta tenuta “esistenzialista”, presentano Juliette Gréco, interprete della famosissima “Les feuilles mortes” di Prévert e Kosma. Terminata l’esibizione della grande interprete transalpina, si torna in Italia con Milva e la sua versione di “Blue Spanish Eyes” (firmata da Bert Kaempfert). Ad esibirsi è poi Sergio Endrigo con un altro successo del Sanremo 1966: “Adesso sì“, seguito da Jimmy Fontana con “Cammina, cammina“. La Francia è di nuovo in scena con Hervé Vilard e la struggente “Capri, c’est fini“, proposta da Hervé Vilard e subito dopo si torna a Sanremo ’66 con John Foster e la sua canzone “Se questo ballo non finisse mai“. L’amore cinematografico viene omaggiato dal motivo “I parapioggia di Cherbourg” di Michel Légrand (dal film musicale “Les parapluies de Cherbourg” di Jacques Demy). Ad interpretare la canzone, la raffinata voce di Nana Mouskouri. Umberto Orsini e Scilla Gabel salutano i telespettatori e lasciano concludere il programma a Mina, la quale interpreta la bellissima “Se tu non fossi qui” (di Carlo Alberto Rossi e Marisa Terzi, proposta senza successo a Sanremo ’66 da Pat Boone e Peppino Gagliardi).

La quarta puntata (31 luglio 1966) ha per titolo: “La fabbrica della canzone”, un omaggio scherzoso (ma non troppo) all’industria canora e alle ricerche di mercato per conoscere i gusti del pubblico. Il conduttore è Rossano Brazzi, affiancato da Aldo Giuffrè. Tra gli ospiti: Adriano Celentano (“Il ragazzo della via Gluck”), Piero Focaccia (“Stessa spiaggia, stesso mare”), i Renegades (“Un giorno tu mi cercherai”), Nilla Pizzi (con “L’edera”, uno dei suoi maggiori successi), Johnny Dorelli (“Su, ragazza Hush”) e Gigliola Cinquetti, che ripropone la celebre “Dio, come ti amo” (con cui vinse il Festival di Sanremo 1966) e si presenta in veste di interprete di “cabaret”, cantando “L’Armanda”, versione al femminile del motivo di Enzo Jannacci.

Quinta puntata (07 agosto 1966). Lo “Yé-Yé”. Ad animare la puntata, Tino Buazzelli. Gli ospiti sono: i Rokes (“Il primo sintomo”), i Jaguars (“Barbara Ann”, cover del celebre hit dei Beach Boys), Little Tony (“Mai più ti cercherò”),  Carmen Villani (“Passa il tempo”), Don Backy (“Una ragazza semplice”) e Caterina Caselli (“Nessuno mi può giudicare”). Inoltre viene trasmesso un filmato dei celebratissimi Beatles, idoli giovanili numero uno nel mondo, con la loro “Help!”.

La sesta e ultima puntata (14 agosto 1966) è dedicata agli “Intramontabili”. I conduttori sono Tino Buazzelli e Valeria Ciangottini. Si parte con una parte del concerto milanese registrato nella primavera del 1966 di Ella Fitzgerald e Duke Ellington (“How High The Moon”), seguito da altre tre filmati: Yves Montand che canta “Les feuilles mortes”, Marlene Dietrich con “Falling in Love Again” e l’indimenticabile Edith Piaf in “Non, je ne regrette rien”. Gli ospiti in studio sono: Claudio Villa (“Una casa in cima al mondo”), Caterina Valente (“Metà di me”), Vittorio Gassman, che legge una “Lettera a Cinecittà” e Mina, che chiude lo spettacolo con due classici: “E se domani” e “Brava”.

Tra l’altro, Mina è interprete della sigla di sigla di chiusura del programma, una canzone intitolata “Se telefonando“, composta dal M° Ennio Morricone, con il testo di Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo. Il motivo, come ben sappiamo, è destinato ad entrare nella storia della musica italiana.

Aria condizionata” riesce nella singolare impresa di dividere la critica: c’è chi parla di “sfilata di canzonette senz’anima”, chi apprezza il tono leggero e poco costruito. L’indice di ascolto è positivo e il programma, in definitiva, risulta ben strutturato e godibile, grazie anche al prezioso apporto artistico di personaggi di assoluta grandezza.

A presto!

David Guarnieri

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