Vercelli.
Una piccola cittadina a una ventina di chilometri dalla mia città natale.
Era febbraio e il freddo si faceva sentire con un vento gelido che si infilava sottopelle, nonostante i cappotti pesanti e le sciarpe lunghe che andavano di moda allora. La via principale era un lunghissimo corridoio di un tempo passato formato da botteghe artigianali, bar e localetti tipici e tantissimi negozi dalle più disparate caratteristiche commerciali.
Percorrendo quel tratto di strada mi imbattei in un negozio di dischi, forse il principale e sicuramente il più fornito della città, che, grazie a due altoparlanti posizionati all’esterno della vetrina, faceva ascoltare la novità del giorno. Mi fermai ad ascoltare notando proprio nella parte centrale della vetrina una pila di 33 giri che spiccavano rispetto a tutti gli altri.
La copertina ricordava i colori di quella giornata, sottolineati da uno strano tratteggio di linee di colori rosso giallo e nero che simulavano una pioggia torrenziale. Infatti nella fotografia, in rigoroso bianco e nero, si osservava una figura a sinistra con un ombrello aperto e sul lato destro il muso accennato di un – Maggiolino – dal non precisato colore.
Rimasi ad ascoltare la musica che fluiva da quei due piccoli altoparlanti apprezzando il suono degli arrangiamenti e la particolarità delle canzoni. Dopo una decina di minuti, decisi di entrare ed acquistai la mia copia del 33 giri di Lucio Battisti – Una Giornata Uggiosa –
Non so perché, ma mi sono trovato spesso a paragonare Battisti al gruppo dei Beatles. Non per affinità musicali, ma per uno strano percorso fatto da entrambi molto simile, con quei suoni anni ‘60 per poi mutare nel periodo seventeen, modificarsi ancora coll’avvento dei primi anni ‘80 e cambiare totalmente con le ultime produzioni.
Entrambe le icone musicali avevano periodi diversi e stili diversi che meritavano un confronto, al punto tale che lo stesso Battisti, fu spesso guardato in maniera curiosa ogni volta che immetteva sul mercato una sua nuova produzione sempre, o almeno molto spesso, completamente diversa dal disco precedente.
Credo che l’emblema più grande della creatività del grande Lucio fu ampiamente dimostrato con un disco chiamato – ANIMA LATINA – che sconquassò ogni attesa e ogni prevedibile pronostico, osando l’inosabile sia come testi che come musiche per quegli anni.
Battisti ha avuto i suoi periodi suddivisi magistralmente da grandissimi successi che, a seconda delle annate in corso, subivano delle evoluzioni inimmaginabili e spesso straordinarie.
UNA GIORNATA UGGIOSA, usciva dopo l’incredibile successo di – UNA DONNA PER AMICO – e, come per il disco precedente, gli arrangiamenti erano curati da Geoff Westley, poi prezioso collaboratore e arrangiatore di Claudio Baglioni nel fantastico album – Strada Facendo –
Wesley possedeva una firma unica e non soltanto per il suo karma britannico, ma perché, da grandissimo artista e arrangiatore completo, era in grado di forgiare a ogni album, come un sarto con le sue stoffe, abiti di suoni e interventi musicali e armonici senza pari.
Mi sono chiesto spesso perchè preferissi il Battisti degli anni 70/80 rispetto al primo periodo, che in realtà è forse il più famoso e collaudato dell’artista con una infilata di brani e successi intramontabili da sempre.
Non ho una risposta precisa, ma mi sono fatto l’idea che quel tempo più difficile di Lucio è stato così anticipante rispetto a tutto il resto (che ancora viaggiava su canoni regolari) che ogni sua produzione ha ancora il sapore bello del nuovo, del futuro, quel futuro di domani che aspetti trepidante e che non ti stanca mai.
Guido Tognetti
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