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“Che giorni bui”, era una canzone del musical Pinocchio.
Ma il titolo è appropriato per i giorni di oggi. Sembra un secolo fa quando assaporavamo la libertà  senza accorgerci di quanto preziosa fosse.
Tutto questo ci farà  tornare ad apprezzare le piccole cose, che inesorabilmente saranno poi grandi. Come tanti anni fa. Vivevamo di piccole cose che ci davano gioia. Oggi viviamo di grandi cose, ma ci lamentiamo.

Il sabato pomeriggio io lo passavo spesso in casa. Mi piaceva. Ascoltavo tutti i dischi che compravo all’uscita di scuola. Ma li sentivo tutti veramente. Li compravo con i miei soldini.
Quindi “l’investimento” doveva essere sfruttato fino alla fine dell’ultima canzone del lato B.
Il sabato pomeriggio ovviamente era senza cellulare. Ma c’era sempre una telefonata che aspettavi. Casomai per un gelato alle sei. Non era ancora il tempo degli aperitivi. Quella era cosa per grandi.
Il telefono grigio della Sip. L’attesa facendo finta di nulla. E mamma e papà che passavano sorridendo.
Se arrivava la telefonata, con il tram 13 o 30 da Piazza Albania mi avviavo verso la scuola. L’appuntamento era lì. Ma alle 21 massimo a casa. La speranza era quella casomai di provare a sfiorare una mano e capire se la prossima volta ci sarebbe potuto essere un bacio.
Erano i miei appuntamenti semplici ma belli.
E spesso poi quel bacio, alla volta dopo, arrivava. Mai avere fretta, soprattutto in quegli anni.
Ma era già tempo di andare, di tornare.

C’era  il sabato sera in tv. Si poteva far tardi. Fino alla chiusura dei programmi. E fino alla chiusura della tv. I canali erano 2. Il canale Nazionale e il Secondo. Quando cominciava un programma sull’altra rete compariva un triangolino lampeggiante. Serate semplici, ma gli occhi erano sgranati ad ammirare chi veramente sapeva farla quella tv.
La musica di chiusura delle trasmissioni ci faceva andare a dormire.
Ma io rimanevo ancora un po’.
Chiudevo la tv, compariva un puntino bianco proprio al centro. Rimaneva lì per circa otto minuti. Poi andava via. Era il segnale che si poteva andare a dormire.
In attesa della domenica. Dove però al centro ci sarebbe stata la radio con “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Ma questa sarà  la prossima storia.

Fabio Martini

 

 

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