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Sono tanti anni che faccio radio.
Una vita.
Sono passato dall’avventura, dall’improvvisazione alla tecnologia estrema di adesso.
Ma il tempo, soprattutto quello degli anni 80 è stato un tempo magnifico per le radio e anche per me.Non si faceva un soldo. Ma era talmente commovente la passione e la voglia che spesso mamma e papà mi aiutavano economicamente. Ci credevo talmente tanto che li intenerivo.

Era diverso da oggi. Eravamo ragazzi a briglie sciolte, non c’erano i cellulari e così a volte suonava al citofono qualcuno. Ragazzi di ieri che oggi hanno trovato una loro strada. O comunque già nomi affermati nelle radio di quel tempo, che vedevano nella mia radio un qualcosa che stava crescendo.
Non credo di ricordare tutti quelli che son passati, che hanno chiesto, che hanno proposto. Che hanno provato a dire: questo il mio progetto.

Bussò a quella porta anche Tiberio Timperi. Adoravo il suo modo di fare radio. Elegante preparato.
Ma era importante, di gran successo, non potevo prenderlo. Non avevo tanti soldi.
Ma ci credevo. Mi sarebbe piaciuto dietro al microfono della mia radio. Ci pensi? Tiberio da me.
Decisi di portarlo a casa dove mio padre aveva il suo studio. Dissi: papà lui è la svolta. Lui è uno di quelli bravi.
Insomma Tiberio cominciò a trasmettere in via Icilio. Per un po’ e anche per poche lire. Mio padre era stato decisamente più bravo di lui nella trattativa. Ma il sodalizio durò poco. Non per i pochi soldi ma perché arrivò per lui la Rai, poi la televisione. Decisamente meglio.

Però è durata una cosa più importante. L’amicizia. Ci sentiamo spesso, ci vediamo poco perché abbiamo tanto da fare, ma spesso ricordiamo quel tempo. Perché lui, come me, è umile e ha fatto la gavetta. A volte può sembrare un po’ ruvido ma è solo una sua autodifesa perchè Tiberio avrebbe meritato molto di più secondo me. Ma uno di sani principi oggi fa fatica.
A lui riconosco di non aver dimenticato. Qualcosa ha imparato anche a Via Icilio e non se ne è mai dimenticato. In diretta tv, nel suo programma del week end al mattino, spesso mi ha salutato, ringraziato. Spesso ha ricordato quel tempo.

Alla fine siamo timidi tutti e due e certe cose non ce le diciamo, ma le pensiamo.
Siamo un po’ rimasti quei ragazzi. Sognatori, amanti della radio, della musica. E’ rimasta una bella stima che di questi tempi è merce rara.
E quando suona il telefono e leggo il suo nome mi devo concentrare perchè mi tocca scavare nella mente a ricordare canzoni impossibili che gli son venute in mente e da me vuole sapere il titolo.
Siamo grandi ma non abbiamo dimenticato. E questo è bellissimo.

Fabio Martini