Ma la musica è qualcosa che ti nasce dall’anima e percorre le vie del cuore fino a raggiungere le vette del cosmo, e Charlie, con il suo carattere tranquillo nell’universo trasgressivo e irriverente degli Stones, lo raggiunse e ne mise lo stemma, raggiungendo il 12° posto nella classifica tra i migliori batteristi del mondo del rock.
Ma Charlie Watts, che iniziò incredibilmente a suonare cimentandosi con un banjo per poi declinare al ritmo dei tamburi, fu da sempre appassionato di jazz, e si dice che proprio questo fu il motivo per cui delineò il suo stile ritmico da batterista jazz all’interno di una indiavolata band rock quale i Rolling Stones.
Lui era quello che c’era. Sempre. Con i suoi tempi, i suoi ritmi, il suo sguardo acceso eppure pacato, nonostante i tour della band fossero tutt’altro che leggeri e semplici. Si parla di una grande amicizia con Keith Richards, suo estimatore fin dall’inizio dell’ avventura, e un immenso rapporto di complicità e condivisione con Mick Jagger.
Le Pietre Rotolanti avevano quel suono di – tamburi – che rendeva unico il talento della band, e Charlie, era quel – talento e quello stile – che per decenni ha attraversato insieme agli altri del gruppo l’intero pianeta a colpi di rock’n’roll.
Il tempo è il nemico di chiunque, e ora anche sul mitico batterista di una delle più grandi band internazionali mai esistite, cala il sipario con la scritta finale. Ma, se vi affacciate stasera al cielo, e osservate bene una delle stelle che brillano più luminose, vedrete che vibrando e pulsando ha un ritmo particolare, un po’ jazz, con un tocco di blues e la storia magica del rock’n’roll.
Fai buon viaggio Charlie Watts.
Guido Tognetti