Cantautore, attore, poeta, playboy. Una vita all’insegna dell’eccesso. Franco Califano nasce a Tripoli il 14 settembre del 1938, da genitori campani.
Nonostante gli studi avvenuti in rigidi collegi ecclesiastici, il giovane Califano mostra – fin dall’adolescenza – un carattere ribelle e anticonformista, lasciando le scuole superiori e trasferendosi a Roma per tentare la strada come attore di fotoromanzi. A 19 anni si sposa e mette al mondo una figlia, con la quale non avrà rapporti di particolare vicinanza.
Nel 1964 firma le prime canzoni per l’amico Edoardo Vianello: “L’ultima sera” e “Da molto lontano” (pubblicate per la Rca), seguite da “Se qualche volta”, scritta per la sofisticata Jula De Palma.
Nel 1965 giungono le prime affermazioni, grazie a Bruno Martino, che lo sceglie come co-autore per “Baciami per domani” e, soprattutto, per “E la chiamano estate” che, seppur bocciata ad “Un disco per l’estate”, diviene un classico nel repertorio di Martino, venendo poi incisa da tanti artisti. In questo periodo, Califano incide il suo primo 45 giri, intitolato “Ti raggiungerò” (che non ottiene alcun successo).
L’anno seguente, Edoardo Vianello ottiene un discreto riscontro con la divertente “Carta vetrata”, mentre Mina interpreta la sua “Lunedì, 26 ottobre” (inserita nell’album “Mina Due”).
Nel 1967, Califano firma assieme a Nisa (Nicola Salerno) e a Umberto Bindi il brano “La musica è finita”. La canzone si piazza al quarto posto al Festival di Sanremo, grazie all’interpretazione di Ornella Vanoni (in doppia esecuzione con Mario Guarnera): il motivo diviene subito un evergreen della musica leggera, non solo in Italia (viene addirittura inciso da Robert Plant).
Dopo una serie di canzoni scritte per gli Showmen, Johnny Dorelli, i Roll’s 33 e Mini Molly (non particolarmente affermate), il cantautore produce un gruppo di quattro giovani genovesi. I loro nomi sono: Angela Brambati, Franco Gatti, Marina Occhiena e Angelo Sotgiu. Califano conia per loro lo pseudonimo di Ricchi e Poveri (“Siete ricchi di spirito e poveri di tasca”, disse il loro scopritore).
Nel 1969 giunge un altro successo: “Una ragione di più”, composta musicalmente da Mino Reitano. Califano scrive il testo assieme a Luciano Beretta e a Ornella Vanoni, che la interpreta ottimamente, portandola in Hit Parade.
Nel 1970 fonda l’etichetta Apollo con Edoardo Vianello e produce la giovane Daniela Modigliani (nome d’arte di Daniela Goggi), nonché la sua fidanzata, l’attrice e cantante Mita Medici. Qusto, però, è anche l’anno dello scandalo: il 27 luglio, Califano è indiziato di reato per droga, in relazione alla vicenda che costa l’arresto a Walter Chiari. Dopo un tira e molla durato molti mesi, il cantautore si costituisce nel maggio del 1971 e viene incarcerato nel penitenziario di Regina Coeli.
Nell’aprile del 1972, Califano torna in libertà e firma alcune canzoni che ottengono un ottimo successo: “Semo gente de borgata” per i Vianella (Edoardo Vianello e Wilma Goich), che si piazza terza ad “Un disco per l’estate”, “Questo nostro grande amore” per Fred Bongusto e “Un’estate fa” per Michel Fugain (versione in italiano della sua “Une belle histoire”). Sempre in questo anno esce il primo album di Califano, intitolato “‘N bastardo venuto dar Sud” (pubblicato dalla Cgd), che diviene piuttosto popolare, soprattutto per merito del brano “L’urtimo amico va via” (firmato assieme a Totò Savio).
Il 1973 è un anno molto importante per la carriera autoriale del “Califfo”: a marzo, Peppino Di Capri vince il Festival di Sanremo con “Un grande amore e niente più” (scritta assieme a Gianni Wright e allo stesso Di Capri), a settembre, Mia Martini vince il Festivalbar con la splendida “Minuetto” (firmata assieme a Dario Baldan Bembo), che conquista anche il primo posto in Hit Parade. Si segnala anche il buon successo di “Una serata insieme a te”, lanciata da Johnny Dorelli e Catherine Spaak (sigla del programma radiofonico “Gran Varietà”). A novembre esce l’lp di Mina, intitolato “Amanti di valore”, un concept album interamente firmato da Califano assieme a Carlo Pes (il disco, accoppiato al 33 “Frutta e verdura”, si piazza al primo posto in classifica per diverse settimane). In questo periodo esce anche il secondo lp di Califano, intitolato “L’evidenza dell’autunno”, seguito nel 1975 dall’lp “Secondo me, l’amore…”.
Nel 1977, Califano lascia la Cgd e firma un contratto con la Ricordi. Il primo album pubblicato si intitola “Tutto il resto è noia”. La title tack, firmata con Frank Del Giudice diviene molto popolare e, in assoluto, resta il brano più noto tra quelli interpretati dal cantautore romano. Dopo il successo di questo lp, nel 1978 esce un altro 33 giri, intitolato “Tac…!”, seguito da “Ti perdo…”, che confermano il momento di fortuna del “Califfo”. Nel 1979 esce il film “Gardenia, il giustiziere della mafia”, diretto da Domenico Paolella. Califano ne è protagonista assieme a Martin Balsam ed Eleonora Vallone.
L’anno 1980 lo vede tornare sul mercato discografico con l’album “…tuo Califano”, che non ripete il successo dei dischi precedenti, mentre ottiene una buona affermazione il singolo “Notti d’agosto”, interpretato da Loretta Goggi.
Nel 1981 esce un altro album, intitolato “La mia libertà”, trainato dal successo del singolo omonimo, scelto dalla Rai come sigla finale di “Domenica In”, condotta da Pippo Baudo. Buona affermazione anche per l’lp seguente, dal titolo “Buio e luna piena”.
Il “Califfo” torna ad incidere un album nella primavera del 1983. Il titolo è “Io per amarti”, lanciato nella manifestazione “Azzurro ’83”. In autunno, Mina canta un suo brano, intitolato “Allora sì”, dall’album “Mina 25”.
L’anno 1984 lo vede tornare al cinema, con la commedia “Due strani papà” di Mariano Laurenti, con Pippo Franco. Continuano anche i problemi giudiziari: il 12 marzo, Califano viene arrestato dai Carabinieri per possesso abusivo di armi e traffico di stupefacenti. Ad ottobre riceve gli arresti domiciliari e pubblica l’album “Impronte digitali”.
Gli anni Ottanta proseguono con album come “Ma cambierà” (1985) e “Il bello della vita” (1987). Nel 1988, partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo, cantando una canzone firmata assieme a Toto Cutugno. Il titolo è “Io (per le strade di quartiere)”, con cui si piazza al 13° posto. L’anno seguente esce l’lp “Coppia dove vai”.
Negli anni Novanta escono vari cd: “Califano” (1990), “Se il teatro è pieno” (1991), “Ma io vivo” (1994), “Giovani uomini” (1995) e “Tu nell’intimità” (1999). Si segnalano due presenze al Festival di Sanremo: una come co-autore (assieme a Carla Vistarini, Luigi Lopez e Fabio Massimo Cantini) per “La nevicata del ’56”, portata al successo da Mia Martini nel 1990 e una come cantautore, nel 1994, con il brano “Napoli” (classificato all’ultimo posto). Ancora cinema, nel 1997, con la commedia “Viola bacia tutti”, diretta da Giovanni Veronesi, ed interpretata assieme ad Asia Argento e Valerio Mastandrea.
Negli anni Duemila, Califano continua a pubblicare album che non conquistano un successo tangibile, ma il suo personaggio riesce sempre a creare notizia e a suscitare interesse, specie tra il pubblico giovanile, affascinato dalla figura controversa ma carismatica del cantautore. Tra le cose di maggiore risalto di questi anni, la partecipazione al Festival di Sanremo 2005 con “Non escludo il ritorno” (non finalista) e quella a “Music Farm” nel 2006 (dove si mette in luce, non tanto per ragioni artistiche, quanto per quelle legate a liti, polemiche e situazioni tipiche da reality show), che gli regala una popolarità vastissima. Nel 2005 giunge anche l’ultimo successo come autore, con la bellissima “Un tempo piccolo”, resa famosa da Federico Zampaglione e i suoi Tiromancino.
Nel 2008 è nel cast del film “Questa notte è ancora nostra”, diretto da Paolo Genovese e Luca Miniero, con Nicolas Vaporidis e Ilaria Spada e, in questi anni, pubblica anche alcuni libri: “Il cuore nel sesso”, “Sesso e sentimento”, “Il Calisutra” e “Senza manette” (scritto con Pierluigi Diaco).
Franco Califano si spegne ad Acilia (Roma) il 30 marzo del 2013, a 74 anni.
Con lui se ne va una figura particolare e controversa, ricca di slancio e di chiaroscuri. Un uomo che ha portato nella musica della poesia rude e tenera, con sfumature ironiche e dissacranti, tipiche di un artista che ha amato, pagato, vissuto.
David Guarnieri
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